Il Collegio Difesa, preso atto di quanto disposto dalla Corte di Asti
rispettando pienamente la sua decisione, ritiene indispensabile osservare che:
la Corte, non consentendo alla difesa di svolgere analisi autonome sui reperti in sequestro, la priva, a parer nostro, di una prerogativa essenziale all’accertamento della verità. Tale privazione sovverte quanto stabilito dall’art. 111 della Costituzione, sul giusto processo e la parità delle parti processuali.
Negando alla difesa gli accertamenti tecnici richiesti, in concreto, il cittadino è privato del pieno esercizio del diritto alla difesa, anche qui sovvertendo quanto statuito all‘art. 24 della Costituzione.
La prassi di non concedere i reperti alle difese è purtroppo “tipica” del sistema giudiziario italiano. In America, per fare un solo esempio, tale richiesta è sempre accolta, appunto perché legata ai diritti fondamentali di chi si assume la difesa di un imputato. Proprio grazie a questi accertamenti, solo negli ultimi anni, ben cinquecento “cold case”, sono stati risolti, e i cittadini ingiustamente condannati hanno avuto giustizia.
Nel caso di Elena Ceste, per di più, distruggendo questi reperti, si distruggeranno per sempre i diritti fondamentali dell’imputato.
Si ringrazia l’Avv. Marazzita per l’importante contributo alla battaglia di legalità.
Dott. Davide Cannella – Dir. Falco Investigazioni
Dott. Eugenio D’Orio – Dir Bio Forensics Research Center