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Entomologia e Tanatologia, sorelle gemelle per molti aspetti.

L’Entomologia applicata al campo della Tanatologia

L’Entomologia Forense è una materia complicatissima, che ha base nell’Entomologia che studia i cicli vitali degli insetti, ma poi coinvolge, necessita ed include, un’infinità di studi complementari e implementazioni di varia natura. Descrivere qui in poche righe, quindi, come si correla al campo della Tanatologia, una disciplina così complessa, è impresa ardua.

Prima di parlare di questa materia, nella quale io non sono un’autorità, sono costretto a ricordare come veniva applicata la tanatologia nell’antichità. Tecniche che concorrono alla valutazione dell’epoca della morte.

 

Perchè applicare la tanatologia

Gli scopi principali della disciplina nel senso medico, sono quelli di accertare il momento della morte di un uomo e, possibilmente, anche le cause.

Le osservazioni, sul campo e poi sul tavolo anatomico di un obitorio, richiedono un attento computo di alcune considerazioni fondamentali. Parametri comprendenti:

la rigidità cadaverica;

la migrazione delle macchie ipostatiche;

la temperatura rettale;

l’esame del contenuto gastrico.

 

Tecniche mai ritenute certissime

Non mi soffermerò su queste tecniche normalmente messe in atto dai medici legali, perché ampiamente dibattute e fortemente consolidate. Tecniche però mai ritenute certissime e mai veramente ritenute completamente affidabili.

Io nel mio piccolo, posso dire, senza tema di smentita, di avere portato il mio modesto contributo alla materia tanatologica con delle nuove osservazioni, divenute solo recentemente di uso comune nel mondo del crimine.

 

Il delitto Iacopi e la Circe della Versilia

A partire da quelle che feci nel lontano 1995, mentre mi stavo occupando del famoso delitto “Iacopi” alias, delitto della Circe della Versilia, avvenuto nella caldissima estate del 1991.

Un uomo, Luciano Iacopi, ucciso, con ben 19 coltellate all’interno del suo garage. Il medico legale, Prof. Domenici, intervenuto su richiesta del PM Dott. Domenico Manzione, sentenziò che, in base alla migrazione delle macchie ipostatiche, vista la temperatura rettale e la rigidità del cadavere e, soprattutto del contenuto gastrico, la morte di Iacopi doveva essere avvenuta certamente attorno alle 22:00 della stessa notte del ritrovamento del cadavere.

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Le mie indagini invece, mi avevano portato a stabilire, con una buona approssimazione, che quel delitto non poteva essere avvenuto alle 22:00, ma bensì molto tempo dopo e guarda caso, in un orario in cui i principali imputati, Maria Luigia Redoli e Carlo Cappelletti, avevano un alibi di ferro!

 

L’esperimento per osservare il tempo di coagulazione del sangue

Quel delitto, a parer mio, doveva essere avvenuto tra la mezzanotte e l’una. L’idea mi balenò, osservando attentamente le foto scattate dai Carabinieri quella sera stessa. Fatte due rapide ricerche, accertai che il Magistrato e i Carabinieri erano arrivati sul luogo del delitto verso le 5 del mattino. Tutto quel sangue sparso nel garage del povero sventurato, risultava troppo fresco e vivido, anche osservandolo nelle foto scattate quella sera dal Nucleo Operativo. Feci nel mio studio alcuni semplici esperimenti, usando sangue di maiale (sangue morfologicamente molto simile a quello umano) e mi accorsi che a temperature atmosferiche elevate, come quelle registrate quella sera in Versilia, il sangue sparso per terra, tende a coagularsi con estrema velocità. Quel delitto non poteva quindi essere avvenuto sette ore prima, come dichiarato dal medico legale, ma bensì molto tempo dopo e cioè in epoca molto più vicina a quella dell’intervento dei carabinieri con il loro fotografo.

Quella fu la mia prima osservazione vincente per l’epoca. Nessuno, prima di allora, aveva messo in evidenza il fatto che nei delitti con forte spargimento di sangue, si debba prendere in considerazione, assieme agli altri parametri sopra descritti, soprattutto quello dei tempi di coagulazione del sangue.

 

 

Stabilire un parametro scientifico è indispensabile

Anni dopo, parlando con il famosissimo Gen. Luciano Garofano, ebbi da lui stesso conferma che il mitico Ris di Parma aveva inserito nel disciplinare d’intervento dei delitti di sangue, questo nuovo parametro, utilissimo alle indagini. In pratica, nel 1995 avevo scoperto una nuova tecnica di cui portano la prova i resoconti giornalistici de “La Nazione e il settimanale “Visto”.

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Stabilire con parametri scientifici e quindi con buona certezza, l’epoca della morte in caso di omicidio, è assolutamente indispensabile per giungere ai veri colpevoli e non coinvolgere innocenti estranei al fatto.

 

Il metodo può essere un valido alleato

Tutto questo per dire che la scienza oggi ci aiuta moltissimo nella scoperta della verità. Come è stato per l’Entomologia Forense nell’esame dell’ultimo delitto del Mostro di Firenze.

Nelle indagini investigative che ho fatto per chiarire l’ultimo e forse più controverso dal punto di vista giudiziario dei delitti del Mostro, è quello dei due poveri francesi nella piazzola degli Scopeti nel 1985. Il duplice delitto si pensava fosse avvenuto nella notte tra l’8 ed il 9 Settembre. Ma alcuni rilievi, tra il contenuto gastrico e le evidenze entomologiche, potevano far risalire la morte a uno o due giorni prima.

La cosa rivestiva e riveste ancor oggi un’importanza strategica fondamentale. Il retrodatare di quel delitto metterebbe pacificamente fine alla diatriba sulla reale responsabilità di Pietro Pacciani e di Mario Vanni.

 

Ricordo che io e l’amico Nino Filastò, storico difensore di Mario Vanni, osservammo dalle foto dei cadaveri la presenza di strani animaletti sul viso e sul l’intero corpo della povera Nadine Mauriot ultima vittima del Mostro di Firenze. Chiedemmo a quell’epoca la consulenza del Prof. Introna, entomologo forense che a sua volta, guardando le foto del delitto, ebbe a dire che quegli strani animaletti altri non erano che “ditteri di mosca carnaria”. Mosca che tende a colonizzare i cadaveri immediatamente dopo la morte. Questi colonizzatori per maggior parte sono ditteri appartenenti al sottordine dei brachycera e sono in grado di ovodeporre a poco tempo dalla morte  (tra 15/60 min.), in assenza di disturbi (condizioni climatiche avverse, barriere fisiche e chimiche) anche centinaia di uova, a seconda della specie. Le uova schiuderanno in tempi determinati dalla temperatura, che devono cadere in un certo range specie-specifico.

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Il tempo degli insetti 

Tutti questi passaggi, ovviamente, richiedono del tempo.

Tempo che, nel caso del delitto degli Scopeti, porterebbe a retrodatare quel duplice delitto di almeno uno o due giorni, scagionando così i nostri “avvinazzati” compagni di merenda e magari, finalmente, indirizzare le indagini verso la strada giusta!

Anche perchè esiste una sequenza naturale di “attacco” dei cadaveri, lasciati nell’ambiente: prima arrivano le mosche, poi altri insetti tra cui i coleotteri.

Quindi vediamo come la conoscenza di semplici insetti che colonizzano, in tempi cadenzati precisi e sequenziali, i cadaveri all’aperto come al chiuso, possano rivestire un’importanza fondamentale nella Criminalistica.

Spero di aver potuto dare il mio modesto contributo in una materia così difficile e affascinante.

I.P. e Criminologo – Davide Cannella

Un sentito ringraziamento alla Dott.ssa Simonetta Lambiase. Una delle più illustri entomologhe del nostro Paese.

“Articolo scritto per la tesi di master della Dottoressa Imma Canonico”.