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Fabio Vinci. Nuovo filone sulle indagini del Mostro di Firenze, un altro omicidio?

Un altro omicidio del Mostro di Firenze?

Fabio Vinci, figlio del più noto Francesco Vinci, accusato e poi assolto, quale autore dei delitti attribuiti al Mostro di Firenze nel dicembre 2002 è stato rinvenuto cadavere all’interno di un autovettura Fiat 500. La morte è stata fin da subito attribuita a cause accidentali. Leggendo gli atti mi sono sorti una serie di dubbi che ho illustrato alla Procura della Repubblica di Firenze.

Fa seguito alla richiesta p.n. ed oggetto del 19.09.2014 di questo ufficio, significando quanto segue: Come gi comunicato con la richiesta in riferimento, il sottoscritto, Cannella Davide, nato aPalermo il 27.03.1957, residente in Lucca viale xxxxxxxxxxxxx, investigatore privato autorizzatoalle indagini difensive ai sensi dalla L. 7 dicembre 2000 n. 397, non ch xxxxxxxx, ai sensi dell’art.xxxxxdel C.p.p. della Sig. Melis Vitalia, nata a Villacidro (CA) il 30.01.1947, residente in Castelfiorentino (FI) fraz. Cambiano via xxxxxxxxxx, madre del defunto Vinci Fabio  stato da lei regolarmente incaricato ad effettuare indagini e ogni altra attivit inerente le cause e i mezzi che determinarono la morte di suo figlio Vinci Fabio. Allo scopo, con nota in riferimento, lo scrivente richiedeva e otteneva da codesta Procura della Repubblica copia integrale del fascicolo e dalla lettura dello stesso e da una pi attenta analisi di esso si riscontra che:

Il ritrovamento del cadavere e le prime indagini in loco:

In data 08 dicembre 2002 il Comando Stazione Carabinieri di Montaione, con nota nr.40/3 del giono 8/10/2002 riferiva a codesta Procura della Repubblica che, il giorno 07 dicembre 2002 alle ore 21,40 una pattuglia, nel corso di un servizio perlustrativo, rinveniva casualmente in località Ponte a Egola, agro di Montaione, lungo una strada sterrata laterale a circa 40 metri di distanza da quella principale – via Tre Ponti (S.P.26 Delle colline) un’autovettura Fiat 110F berlina 500L (vecchio tipo) targata CZ132419 di colore bianco, all’interno della quale vi era il corpo rannicchiato di una persona adulta di sesso maschile, privo di vita, posizionato sul fianco destro, tra il sedile posteriore e il cruscotto, con i piedi rivolti verso quest’ultimo. Si precisa che da detta autovettura risultava mancante il seggiolino anteriore destro. Accertava inoltre, attraverso la carta di identità contenuta nel portafogli del cadavere, che si trattava del corpo di certo Vinci Fabio pluripregiudicato e che l’autovettura fiat 500 era stata sottratta al Sig. Zappone Antonio, di origini calabresi il giorno 02.12.2002. Codesta Procura della Repubblica incaricava per gli esami del caso il Dott. Antonio Cafaro, medico chirurgo specialista in medicina legale e delle assicurazioni c/o Istituto di Medicina Legale dell’Universit degli Studi di Firenze, Azienda Ospedaliera di Careggi che giugeva sul posto alle ore 02:00 circa. Il Dott. Cafaro procedeva a ispezione esterna del cadavere senza riscontrare segni di violenza o di lesioni cagionate da corpi contundenti o d’arma da fuoco. Durante l’ispezione del mezzo, i Carabinieri e il Dott. Cafaro, tra gli effetti personali del Vinci, rinvenivano “una siringa da insulina apparentemente priva di residui, completa di cappuccio con estremità interna annerita” e un “telefono cellulare marca Siemens con sim card inserita della societ wind ed utenza n. 3288076872“. Dopo i rilievi del caso, il cadavere veniva trasferito presso l’obitorio per essere sottoposto ad autopsia. Durante le prime ed immediate indagini operate sul posto dai militari della stazione di Montaione, viene sentito solo verbalente il Sig. Cioni Enrico, residente a Castelfiorentino, dimorante a San Vivaldo Agro Montaione, che ha riferito che nel transitare per via Tre Ponti alle ore 19,50 precedente al ritrovamento, ha scoperto l’autovettura Fiat 500 ferma lungo la strada sterrata in questione proprio nel punto ove è stata più tardi era stata trovata (ore 21,40) dalla predetta pattuglia. In detta circostanza il Sig. Cioni ha riferito di non aver notato alcunchè. I militari in parola riferivano inoltre che il Vinci Fabio pur mantenendo la propria residenza a Castelfiorentino, di fatto aveva lasciato la propria abitazione per destinazione sconosciuta; che era tossicodipendente, tant’è che il 20 luglio 2002 il servizio di 118 è intervenuto in Firenze viale Pieraccini per soccorrere il Vinci colto da overdose da assunzione di sostanze stupefacenti.

Il sopralluogo Giudiziario:

Si trascrive integralmente di seguito: “Si da preliminarmente atto che il sottoscritto consulente ha preso parte, come richiesto dall’Autorità Giudiziaria, al sopralluogo effettuato nelle ore della notte tra il 7 e 8 dicembre 2002, avvenuto in aperta campagna nel comune di Montaione (FI), in presenza della Polizia Giudiziaria (Carabinieri) incaricata alle indagini, dove in una piazzola sterrata, accanto a una strada asfaltata, era stato rinvenuto il cadavere di un uomo chiuso in macchina, con i finestrini chiusi. La temperatura atmosferica era rigida, propria del periodo invernale. All’arrivo del sottoscritto, la Polizia Giudiziari stava effettuando i rilievi planimetrici del caso. Il cadavere era ancora “in situ” (una Fiat 500 ultratrentennale), posizionato nel posto anteriore accanto al guidatore, a cui era stato tolto il sedile: era sdraiato sul fondo, sopra numerosi indumenti posti come giaciglio, parzialmente disteso sul fianco destro. Era vestito con indumenti invernali, regolarmente indossati e privi di macchie o lacerazioni significative e, ad un primo esame esterno, era privo di qualsivoglia lesione traumatica e di perdite di sangue (spandimenti e/o colature): per altro, poichè era noto alla P.G. come tossicodipendente abituale, si puntualizzava il fatto che le maniche degli indumenti non erano avvolte al gomito ma regolarmente distese sino al polso, ne vi erano siringhe usate nell’abitacolo o all’esterno, vicino all’auto. Il cadavere presentava valida rigidità cadaverica in atto a carico di tutti i distretti corporei, ipostasi rosso vivo erano presenti nelle sedi declivi, parzialmente improntabili ad una forte digitopressione, in assenza di fenomeni putrefattivi a carattere cromatico; era quindi estratto dall’auto e si confermava l’assenza di reperti traumatici macroscopici. All’interno dell’abitacolo, alcuni borsoni contenenti in modo disordinato vestiario, incartamenti vari e una siringa da insulina, priva di contenuto. C’era un contatto tra i fili dell’accensione ma l’auto (rubata a detta dei CC intervenuti) appariva col serbatoio privo di benzina”. Dietro ordine della A.G il cadavere era rimosso e trasportato all’ istituto di medicina legale di Firenze, quindi posto in cellafrigorifera. Si da atto che nell’informativa nr. 40/3 dell’ 8 dicembre 2002 del Comando Stazione Carabinieri Montaione, la predetta siringa indicata dal Dott. Cafaro viene descritta dai militari operanti come: “siringa da insulina apparentemente priva di residui, completa di capuccio con estremità annerita”.

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L’autopsia giudiziaria e le risposte ai quesiti:

Dalla prima verifica esterna non viene rivelato “alcun significato reperto traumatico ad eccezione di una piccola escoriazione al polpastrello de pollice sinistro”. Nulla di anomalo viene riscontrato al cranio, altrettanto dicasi per il torace e l’addome, così come niente viene rilevato agli organi del collo. Nel corso della sezione autoptica sono stati preleva frammenti d’organo e liquidi biologici, conservati a disposizione dell’ Autorità Giudiziaria. “In considerazione del particolare colore delle ipostasi e dei reperti aspecifici tipici di una morte asfittica (sangue fluido, petecchie mesoteriali, congestione poliviscerale) si  proceduto anche al prelievo di sangue fluido venoso periferico in ipotesi di una avvelenamento da CO [monossido di carbonio]. La ricerca della HbCO [carbossiemoglobina] effettuata presso il laboratorio di tossicologia forense dell’ Istituto di Medicina Legale ha dato il seguente risultato HbCO = 96,40% Si tratta di un valore elevatissimo, perentoriamente dimostrativo per un decesso da imputare esclusivamente alla inalazione di tale gas velenoso. Volendo dare una ipotesi dell’episodio sulla base dei dati emersi dal sopralluogo giudiziario e dai reperti cadaverici appare verosimile ritenere che il Vinci, tossicodipendente senza dimora, si sia appartato in auto nelle ore antimeridiane del 7.12 (o forse anche qualche ora prima) per riposarsi e, in considerazione del freddo clima atmosferico proprio del periodo invernale, abbia tenuto il motore acceso della sua vecchia auto per tenere in funzione il riscaldamento dell’abitacolo. Trattandosi di un vecchio modello d’auto possibile che i fumi dei gas di scarico dell’auto non siano stati tutti convogliati all’esterno ma che siano stati parzialmente anche filtrati nell’abitacolo, per crepe strutturali da ruggine, portando l’uomo (forse già assopito) a morte per avvelenamento acuto da CO. Che possa essersi trattato di un evento accidentale e non volontario (in senso autosoppressivo)  dato dal fatto che non vi erano tubi che convogliassero dall’esterno i gas di scarico fuoriusciti dal tubo di scappamento all’interno dell’abitacolo (finestrini regolarmente chiusi). Si ribadisce comunque trattasi solo di verosimile ipotesi che non esclude “a priori” altre possibili ricostruzioni dell’episodio.

Risposte ai quesiti

1) La morte pu farsi risalire alle ore antimeridiane del 7.12.2002;

2) La morte  da riferire ad avvelenamento acuto letale da monossido di carbonio, con ogni verosimiglianza inalato accidentalmente;”

La telefonata giunta in casa Melis:

Il giorno 09.12.2002 la Signora Vinci Vania, Sorella del defunto Vinci Fabio, comunicava telefonicamente al Comando Stazione Carabinieri in parola che la di lei madre, Melis Vitalia, le aveva rappresentato un episodio a parer suo “sconcertante” relativo a una telefonata ricevuta da quest’ultima nel pomeriggio del 7.12.2002 stesso identico giorno del decesso del figlio Fabio. Per meglio chiarire la circostanza della “sconcertante” telefonata, la Sig.ra Vitalia Melis veniva invitata in caserma a dare spiegazioni nel merito. La Melis dichiarava a verbale che il sabato 7.12.2002 verso le ore 18:00 circa, dopo aver fatto la spesa era rincasata assieme al suo convivente, Sig. Ceccarelli Sergio, nell’abitazione di Sambuca Pistoiese, dove era andata a vivere dal mese di giugno dello stesso anno e come era solita fare, ha azionato la segreteria telefonica per controllare se durante la loro assenza vi fosse stato qualcuno che li avesse chiamati. Nell’effettuare detto controllo, la Signora notava che vi la registrazione di una telefonata giunta verso le ore 17.00/17.30 circa da un telefono cellulare. Durante l’ascolto del messaggio si udiva una voce “leggermente rantolosa” dalla quale ne lei ne il suo convivente, sono riusciti a comprendere le pochissime parole pronunciate con “fatica”. Il Sig. Ceccarelli a quel punto si  trascritto il numero di telefono chiamante che appariva nel display, al fine di verificare se si fosse trattato del numero di cellulare della sua ex moglie con la quale non andava pi d’accordo da tempo. Alla notizia del decesso, la Signora Melis, l’indomani nel commentare con il suo convivente la morte del figlio, si ricordava della strana telefonata giunta il giorno precedente e nel controllare nuovamente il numero trascritto dal display, notava che si trattava proprio del cellulare del figlio deceduto lo stesso giorno.

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Le considerazioni finali del relatore:

Il prezioso lavoro del Dott. Cafaro colloca la morte del Vinci Fabio alle ore antimeridiane cioè prima di mezzogiorno del 7.12.2002 considerando il racconto (inspiegabilmente non verbalizzato) del Sig. Cioni Enrico il quale ricorda di aver notato in Via Tre Ponti alle ore 19:50 l’auto esattamente dove era stata poi rinvenuta poi dai CC, ma soprattutto in considerazione della telefonata giunta all’utenza della Sig.ra Melis alle ore (17,00/17,30) pare assolutamente poco probabile che il decesso del Vinci possa essere avvenuto prima del mezzod del 7.12.2002. Se così fosse stato realmente, chi ha chiamato la Melis dal telefono del defunto Vinci Fabio alle ore 17,00/17,30 ? Perchè questo ignoto personaggio avrebbe dovuto usare proprio il telefono del defunto per chiamare la signora Melis? Quale interesse avrebbe avuto nel fare ciò, in considerazione delle complicazioni che detta operazione avrebbe comportato, visto che il cadavere del Vinci doveva essere gi in situ da oltre 4 o 5 ore ? Da quale cella radio  partita la telefonata, quella della zona via Tre Ponti (S.P.26 Delle colline) o da altra, posta in luogo più distante di quello del ritrovamento del cadavere ? Stando alle dichiarazioni dei Sigg. Melis e Caccarelli, la voce al telefono pareva “leggermente rantolosa” e incomprensibile. Era forse l’ultimo tentativo estemporaneo del Vinci per chiedere aiuto a sua madre ? Si era forse accorto che stava per capitargli qualche cosa di irreparabile, come ad esempio l’imminente perdita dei sensi o peggio ancora ? La morte del Vinci  avvenuta realmente nelle “ore antimeridiane” del 7.12.2002 ? oppure, dovendo dare fede alla telefonata giunta alla Melis, si deve necessariamente spostare l’ora della morte in avanti di almeno 5 o 6 ore ? Cosa conteneva realmente il cibo rinvenuto nel suo stomaco del Vinci ? Soprattutto cosa conteneva la siringa da insulina con estremit annerita ritrovata all’interno della sua autovettura ? Sarebbe stato più interessante raccogliere e verbalizzare le dichiarazioni del Cioni Enrico, che dice di avere visto l’auto in questione alle gi ore 19,50, circa, quindi due ore prima del ritrovamento da parte della pattuglia dei Carabinieri. Cosa ha visto esattamente il Cioni ? Per quale motivo si era trovato a transitare per quella strada e soprattutto aveva già visto il cadavere ? Altra circostanza che lascia perplessi  perch non si  provveduto ad effettuare un esame tossicologico completo dalla salma, visto che a detta dei Carabinieri il Vinci sarebbe stato dedito all’uso abituale di sostanze stupefacenti ? Si ricorder che in data 20 luglio 2002 (pochi mesi prima) era già scampato a morte certa per overdose. L’ unica vera ipotesi ipotesi fatta nell’immediatezza del ritrovamento del cadavere e poi confermata in obitorio  stata quella che: “In considerazione del particolare colore delle ipostasi e dei reperti aspecifici tipici di una morte asfittica (sangue fluido, petecchie mesoteriali, congestione poliviscerale) si  proceduto anche al prelievo di sangue fluido venoso periferico in ipotesi di una avvelenamento da CO [monossido di carbonio] “. La percentuale di CO trovata nella emoglobina del cadavere del Vinci (HbCO = 96,40%)  effettivamente elevata, ed  probabile quindi che la morte può essere avvenuta proprio per questa causa. Non è affatto chiaro invece come questa èstata causata o se si  trattato di una concausa di eventi accidentali oppure provocati dolosamente ? Perchè si è cercato nei fluidi del Vinci soltanto ed esclusivamente il monossido di carbonio e null’altro ? Potrebbe essere morto altrove, magari all’interno un garage o di un’autorimessa ? Qualcuno potrebbe averlo narcotizzato e deposto nella Fiat 500 all’interno di un garage ? Il Dr. Cafaro ipotizza: “Volendo dare una ipotesi dell’episodio sulla base dei dati emersi dal sopralluogo giudiziario e dai reperti cadaverici, appare verosimile ritenere che il Vinci, tossicodipendente senza dimora, si sia appartato in auto nelle ore antimeridiane del 7.12 (o forse anche qualche ora prima) per riposarsi e, in considerazione del freddo clima atmosferico proprio del periodo invernale, abbia tenuto il motore acceso della sua vecchia auto per tenere in funzione il riscaldamento dell’abitacolo. Trattandosi di un vecchio modello d’auto  possibile che i fumi dei gas di scarico dell’auto non siano stati tutti convogliati all’esterno ma che siano stati parzialmente anche filtrati nell’abitacolo, per crepe strutturali da ruggine, portando l’uomo (forse già assopito) a morte per avvelenamento acuto da CO. Che possa essersi trattato di un evento accidentale e non volontario (in senso autosoppressivo)  dato dal fatto che non vi erano tubi che convogliassero dall’esterno i gas di scarico fuoriusciti dal tubo di scappamento all’interno dell’abitacolo (finestrini regolarmente chiusi) “. Si noti che il Dr. Cafaro stesso non esclude che la morte possa essere avvenuta per altre eventuali cause: “ Si ribadisce comunque trattasi solo di verosimile ipotesi che non esclude “a priori” altre possibili ricostruzioni dell’episodio” .In funzione di tale ipotesi “accidentale” perch non si  proceduto a periziare la “vecchia” Fiat 500 ? Perchè non si  preceduto a una verifica della Fiat 500 anche da parte di un esperto ? Se il Vinci fosse stato lucido non si capisce come mai non si è reso subito conto dei terribili miasmi che stavano entrando all’interno nell’abitacolo della sua auto. Come è noto i gas di scarico delle automobili contengono oltre all’inodoro CO, anche ossidi di azoto, ossido di zolfo, particolato e idrocarburi aromatici vari. E’ noto che dette accidentali intossicazioni possono capitare solo quando l’auto si trova in ambienti chiusi come nei garage o autorimesse e non in aperta campagna come è stata trovata la Fia 500. La vecchia Fiat 110 F 500 infatti disponeva soltanto di un “primitivo” sistema di riscaldamento che poteva fornire aria calda all’interno dell’abitacolo, solo ad autovettura in movimento e nulla o quasi nulla quando questa era ferma. Inoltre, da una verifica fatta su questo tipo di automezzo,  è risultato che i due impianti, quello per l’aria calda e quello del silenziatore detto anche “marmitta”, viaggiano indipendentemente l’uno dall’altro e non hanno alcun contatto, neppure minimo tra loro. Giova inoltre ricordare che il Monossido di Carbonio per sua stessa natura è molto più pesante dell’aria e quindi di regola non sarebbe mai potuto entrare nell’abitacolo dell’automezzo, visto che la Fiat 500 non dispone di mezzi di convogliamento forzato dell’aria calda. Se vi fossero state “crepe strutturali da ruggine” come ipotizzato dal Dr. Cafaro, il monossido di carbonio doveva depositarsi sicuramente al suolo, sotto la Fiat 500, fuori tra le ruote ed essere spazzato via dai refoli presenti all’aria aperta. Si rammenta in fine, che il Vinci Fabio era noto all’Autorità Giudiziaria oltre per i suoi piccoli precedenti penali, soprattutto per essere stato il figlio del più assai noto Vinci Francesco, uomo sospettato per anni di essere il Mostro di Firenze, ucciso a colpi di fucile e dato alle fiamme nelle colline di Chianni (PI) da persona/e rimasta ancora oggi ignota. Nel 1996, lo scrivente venne incaricato dalla moglie di Francesco Vinci, Melis Vitalia, ad indagare sulla morte del marito. Qualche tempo dopo il Figlio Fabio, ospite in quel periodo della famiglia Ghisu di Calenzano (FI), inspiegabilmente pretese da sua madre che mi fosse da lei revocato l’incarico asserendo che: sarebbe stato meglio non scavare sulla morte del padre perchè potevano esserci collegamenti con “gente che era meglio non andare a stuzzicare”. Presi atto della volontà della Signora Melis e mi ritirai di buon ordine . Ho preso conoscenza in questi giorni, attraverso la Signora Melis, che suo figlio Fabio invece di abbandonare le indagini, aveva preso in mano lui la situazione e continuato da solo e di sua iniziativa, fino al giorno stesso della sua morte, ad indagare per trovare gli assassini del padre. Premesso quanto sopra, e alla luce di quanto suesposto, il sottoscritto in qualità di procuratore speciale della Signora Melis, chiede a codesta Spett. Autorità Giudiziaria di voler esaminare la possibilità di una riapertura delle indagini relative alle cause e i mezzi che determinarono la morte del Vinci Fabio; Chiede, sempre discrezione di codesta A.G., di fare effettuare ove ancora possibile, analisi più dettagliate del liquidi parzialmente esaminati e dei frammenti d’organo prelevati e forse ancora conservati presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Universit degli Studi Azienda ospedaliera di Firenze; Prega, ove ancora possibile, far verificare se le condizioni strutturali dell’autovettura Fiat 500 se erano tali da poter causare la morte del Vinci o se la stessa potesse essere stata manomessa per cagionarne la morte; Prega voler esaminare la possibilità di fare analizzare il contenuto della siringa “internamente annerita” ritrovata all’interno dell’abitacolo della Fiat 500 e poi sequestrata; Inoltre, pare oramai improbabile dato il tempo trascorso, che si possa ancora stabilite l’ora e la cella (ponte radio) da dove è  partita la telefonata fatta all’utenza della madre il giorno stesso della morte del Vinci. Se ci non fosse possibile, prega voler fare analizzare il telefono Siemens( 448886544539929) sequestrato e inviato dai Carabinieri di Montaione Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Firenze. In subordine a quanto richiesto, chiede che la S.V. Ill.ma voglia esaminare la possibilità di far riesumare la salma del Vinci Fabio al fine di effettuare gli ultimi rilievi ancora possibili. Chiede di essere avvisato in caso di archiviazione, riservandosi inoltre la produzione di eventuali documenti o di indicare altre persone informate su i fatti. Tanto si riferisce per le determinazioni di competenza.

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Lucca lì 24.11.2014

I.P. Davide Cannella